La crisi energetica affronta un nuovo inasprimento a seguito dell’intensificarsi del conflitto tra Russia e Ucraina. Il prezzo del petrolio è ormai stabilmente sopra i cento dollari al barile, il livello più alto dal 2014, mentre quello del gas registra rialzi del 60 per cento sul mercato di Amsterdam.
Qualora la Russia dovesse puntare alla riduzione o all’interruzione delle forniture di gas e petrolio o, ancora, se saranno i paesi occidentali a decidere di non importare più da Mosca, gli stati membri dell’Unione europea, e in particolare l’Italia, si troverebbero ad affrontare rilevanti criticità.
“L’Italia – ha spiegato il premier italiano Mario Draghi lo scorso 1 marzo intervenendo al Senato – importa circa il 95 per cento del gas che consuma e oltre il 40 per cento proviene dalla Russia. Nel breve termine anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia, a partire dalla prossima settimana, non dovrebbe di per sé comportare seri problemi. L’Italia ha ancora 2,5 miliardi di metri cubi di gas negli stoccaggi e l’arrivo di temperature più miti dovrebbe comportare una significativa riduzione dei consumi da parte delle famiglie. La nostra previsione è che saremo in grado di assorbire eventuali picchi di domanda attraverso i volumi in stoccaggio e altre capacità di importazione. Tuttavia, in assenza di forniture dalla Russia, la situazione per i prossimi inverni, ma credo anche per il prossimo immediato futuro, rischia di essere più complicata”.
Ma quali sono gli scenari alternativi su cui si sta concentrando il governo?
Anzitutto, Draghi ha evidenziato la possibilità di importare gas da altri fornitori, come l’Algeria o l’Azerbaigian. E’ inoltre sul tavolo del governo la possibilità di ricorrere a un uso maggiore dei terminali di gas naturale liquido esistenti, il ricorso alla produzione di energia con centrali alimentate dal carbone e dal petrolio e, se necessario, optare per una maggiore flessibilità sui consumi di gas.
Una situazione critica come quella attuale è conseguenza dell’eccessiva dipendenza dell’Europa e dell’Italia da un unico fornitore, quella Russia che oggi appare una minaccia alle stesse democrazie occidentali. La strada maestra per correggere il tiro prima che la crisi si aggravi è quella di puntare alla diversificazione dei fornitori e allo sviluppo della produzione di energie rinnovabili che, al momento, non sono ancora in grado di sostituire del tutto le fonti fossili. Una soluzione che richiederà tempo e pazienza.
“Il conflitto tra Ucraina e Russia ha messo in evidenza l’errore strategico commesso dall’Europa in questi anni: quello di non diversificare i paesi fornitori di gas. Adesso la strada può essere solo quella di promuovere il ricorso alle energie rinnovabili e a cercare nuove alleanze per l’importazione di energia”.
Antonio Carmine Vitale
(Amministratore Enega srl)
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