Dal conflitto militare a quello sul gas. Russia, Polonia e Bulgaria vivono ore di grande tensione dal momento in cui Gazprom ha annunciato a Varsavia e Sofia che, a partire dal 27 aprile, avrebbe sospeso le forniture perché non era stata pagata in rubli, così come previsto dal nuovo decreto di Putin sulle esportazioni di energia. 

Il primo allarme era arrivato da Pgnig, società di stato polacca, che aveva reso noto di aver ricevuto un messaggio dell’azienda energetica russa: le forniture da Gazprom attraverso l’Ucraina e la Bielorussia sarebbero state ridotte. In arrivo anche una notifica alla Bulgaria con lo stesso contenuto.

La risposta russa a nuove sanzioni

La decisione di mettere uno stop alle forniture era arrivata nella stessa giornata in cui sono state rese note sanzioni contro 35 società e 15 individui russi: la black list include anche Gazprom, attraverso la joint venture EuRoPol GAZ, che gestisce il tratto polacco del gasdotto Yamal-Europe. 

Le contromosse dell’Ue

“Continueremo a lavorare per garantire una fornitura di gas sufficiente nel medio termine”, fa sapere con un tweet l’Unione europea. “RePowerEU aiuterà a ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili russi ancora quest’anno. Presenteremo i nostri piani per accelerare la transizione verde a metà maggio”.

Bruxelles ha deciso anzitutto di dare il via libera all’applicazione di un tetto ai prezzi del gas, concedendo a Spagna e Portogallo di limitare temporaneamente a 40 euro per Megawattora il prezzo delle forniture destinate alle centrali elettriche nella penisola iberica. 

L’Italia si augura che tali misure vengano estese a tutta l’Ue. Su Facebook il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha sottolineato che “continueremo a batterci in Europa con tutte le forze. Subito un tetto massimo europeo al prezzo del gas, per tutelare famiglie e aziende contro speculazioni che non permetteremo”.