Nel 2015, in Italia, dopo anni di calo, le emissioni di gas serra sono aumentate di circa il 2,5%. È quanto emerge dal Climate Report, elaborato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile secondo cui l’Italia, per attuare l’Accordo di Parigi, firmato a New York il 22 aprile scorso, deve definire una nuova Strategia energetica nazionale con obiettivi al 2030. Dal rapporto emerge che l’incremento delle emissioni in Italia è dovuto alla crescita del Pil, al calo del prezzo del petrolio e del gas, all’aumento dei consumi energetici e quindi a un rallentamento delle politiche di efficienza energetica, a un’estate molto calda e all’interruzione della crescita delle fonti energetiche rinnovabili. Nel 2015 gli investimenti mondiali nelle rinnovabili hanno raggiunto i 286 miliardi di dollari, +5% sull’anno precedente e sei volte quelli del 2004.

 

Obiettivi Parigi ancora lontani

Guardando al nostro paese, tra il 2005 e il 2012 l’Italia, nello sviluppo delle fonti rinnovabili, ha realizzato ottimi risultati sia pure con incentivi significativi, aumentando dall’8% a circa il 16% del consumo nazionale, facendo meglio della media europea e collocandosi fra i leader mondiali. Nell’ultimo triennio, però, il quadro è notevolmente peggiorato: le rinnovabili sono passate dal 16,7% nel 2013 al 17,3% del 2015, con una crescita modestissima, dello 0,2% all’anno ed è diminuita la quota di elettricità da fonti rinnovabili passando dal 43% al 38% tra il 2014 e il 2015. Con questo passo l’Italia, pur avendo già raggiunto l’obiettivo europeo del 17% al 2020, sarebbe ben lontana dall’obiettivo europeo del 27% al 2030 e ancora di più dalla più impegnativa attuazione dell’Accordo di Parigi. Collocando l’obiettivo della variazione di temperatura in una posizione intermedia – fra i 1,5°C e 2°C – con l’Accordo di Parigi, l’Italia al 2030 dovrebbe ridurre le emissioni di gas serra intorno al 50% rispetto al 1990: ciò richiederebbe un forte impegno nel risparmio e nell’efficienza energetica con una riduzione dei consumi attesi di circa il 40% e un raddoppio della quota di fonti rinnovabili, dal 17,3% a circa il 35% del consumo energetico finale al 2030 e nel solo comparto elettrico, le rinnovabili dovrebbero soddisfare almeno 2/3 della domanda di elettricità.

 

La necessità di una nuova politica di efficientamento energetico

Secondo quanto emerge dal rapporto, per attuare l’Accordo di Parigi è necessario avviare una riforma della fiscalità in chiave ecologica introducendo una carbon tax e un processo di riallocazione degli incentivi dannosi per l’ambiente, senza aumentare il carico fiscale complessivo e riducendo la tassazione sulle imprese e sul lavoro; introdurre un sistema di carbon pricing,  riconoscendo i costi effettivi dei combustibili fossili e consentendo, così, di incentivare le fonti rinnovabili senza pesare sulle bollette. È inoltre necessario rivedere gli strumenti a sostegno dell’efficienza energetica; mettere in atto politiche per lo sviluppo di una mobilità sostenibile, dando priorità di intervento alle aree urbane; sostenere il ruolo attivo nella lotta al cambiamento climatico dell’agricoltura; promuovere lo sviluppo di un’economia circolare, che consenta importanti risparmi anche di energia e quindi di emissioni di CO2 e sostenere l’innovazione e la ricerca orientata alla green economy.