L’Europa ha evitato un’apocalisse in materia di energia per i mesi invernali del 2023. E’ l’opinione di diversi analisti ed economisti. Grazie a un clima insolitamente caldo e agli sforzi per trovare altre fonti di gas naturale,  dopo le parziali interruzioni alla fornitura da parte della Russia, l’Europa ha retto a possibili shock. I fornitori di gas naturale nelle ultime settimane hanno aumentato le scorte in un momento in cui di solito vengono esaurite. Una spinta inattesa che ha alleviato i timori sulle possibili criticità legate all’utilizzo dei sistemi di riscaldamento domestico.

Di conseguenza, i prezzi del gas sul breve periodo sono scesi, passando da un costo 18 volte più alto rispetto a prima del conflitto tra Russia e Ucraina, a un costo 4 volte più alto. Nonostante l’abbassamento del prezzo, quindi, i costi per famiglie e imprese, tra bollette e inflazione, restano difficili da affrontare. Per l’energia lo scenario peggiore, però, cioè quello che prevedeva una penuria di risorse e addirittura il razionamento è stato evitato. 

Perché l’Europa sul gas rischia meno 

Il clima caldo ha consentito agli impianti di stoccaggio europei di rimanere pieni all’83% a partire dai primi giorni del nuovo anno. Si tratta di un dato straordinario visto che di solito le riserve di gas vengono utilizzate progressivamente a partire da ottobre e ricaricate nella primavera successiva. Le temperature record, che hanno danneggiato le aziende dipendenti dagli sport sulla neve, hanno protetto l’Europa dal razionamento e si accompagnano alla continua ricerca di nuovi fornitori per sostituire la dipendenza dal gas russo. I paesi Ue si sono quindi adeguati a nuovi partner in grado di fornire gas naturale liquefatto. Una materia prima che, arrivando via nave invece che via gasdotto, contribuisce ad aggirare le difficoltà infrastrutturali.