Uno studio di Confindustria Energia, presentato a fine gennaio, fa il punto sugli investimenti previsti in Italia per la realizzazione delle infrastrutture per l’approvvigionamento. Fino al 2030, in base ai dati diffusi dalla ricerca, si prevedono investimenti pari a ben 96 miliardi e un impatto addizionale sul Pil che potrebbe toccare lo 0,9%.
Il sistema energia in fase di transizione
In uno scenario nazionale ed europeo che prevede “una domanda stabile o in riduzione grazie anche agli interventi di efficienza energetica”, il sistema energetico italiano è impegnato in una profonda fase di trasformazione “verso gli obiettivi di contenimento delle emissioni e di miglioramento degli standard di efficienza raggiungibili con le tecnologie digitali”. Si spiega così un piano ultradecennale da quasi 100 miliardi per gli asset primari. Il nuovo mix energetico verso il 2030 sarà fortemente caratterizzato da fonti rinnovabili complementari a quelle tradizionali. Il programma di investimenti, in base a quanto si legge nello studio, avrà una ricaduta sul tessuto produttivo nazionale dallo 0,3% nel 2019 fino allo 0,9% nel 2030; in termini di valore aggiunto ci saranno 305 miliardi in più. L’onere degli investimenti sarà sostenuto da operatori di mercato (regolato e non) senza comportare alcun effetto sul debito pubblico nazionale.
Sì a investimenti e nuove infrastrutture
L’analisi approfondita della tipologia dei progetti previsti e delle attività di gestione e manutenzione degli impianti indica una ricaduta occupazionale di 140mila unità lavorative annuo tra il 2018 e il 2030 per la realizzazione e la gestione delle infrastrutture e di 35mila unità post 2030. “Il ruolo delle infrastrutture energetiche nei prossimi anni sarà cruciale in quanto dovrà soddisfare il crescente fabbisogno di energia“, avverte Giuseppe Ricci, presidente di Confindustria Energia. Ecco allora che la politica dovrebbe evitare di “ritardare o ridurre gli interventi infrastrutturali”, perché “significherebbe non solo mettere a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi ambientali del Piano Energia e Clima, ma significherebbe anche accettare il concreto rischio di avere un sistema energetico, inaffidabile e soggetto a interruzioni al quale il nostro Paese non è abituato”.
“Il sistema dell’energia in Italia è in una fase di profonda evoluzione, in linea con gli scenari e le strategie che delineano la politica energetica e ambientale del futuro. Come operatori del settore ci sentiamo al centro di questo profondo cambiamento che non può che passare per ancora maggiori investimenti e nuove infrastrutture in grado di rispondere alle sfide di domani. Un percorso in tal senso risponde sia agli obiettivi individuati dalle politiche nazionali sia all’esigenza di garantire ai cittadini un sistema di qualità, sempre più competitivo e sicuro”.
Antonio Carmine Vitale (Amministratore unico Enega srl)
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