L’emergenza Covid-19 ha segnato duramente il tessuto produttivo italiano. Il sistema energia non ha fatto purtroppo eccezione, a maggior ragione considerando la necessità di garantire, anche durante il lockdown, la continuità delle forniture di luce e gas, a tutela della popolazione, delle attività produttive e sanitarie. Per promuovere il dialogo tra reseller e trader di energia con istituzioni, autorità e stakeholder, proprio durante il momento più grave dell’emergenza, è nata A.R.T.E. (Associazione Reseller e Trader dell’Energia). Tra i fondatori, Antonio Carmine Vitale, amministratore unico di Enega srl. “A.R.T.E. – spiega Vitale – è nata perché esisteva una vera e propria vacatio nel mondo elettrico e del gas in Italia. Associazioni che possano adeguatamente rappresentare le istanze dei venditori medi e piccoli, infatti, non esistono. Eppure in Italia sono circa 400 gli operatori abilitati. Oggi, grazie ad A.R.T.E. possiamo far sentire la nostra voce, portare le esigenze del nostro mondo ai tavoli istituzionali e far capire a chi ci governa le nostre difficoltà e sfide quotidiane”.
A.R.T.E. è nata ai primi di marzo, pochi giorno dopo il Dpcm del 4 marzo, con il quale venivano stabilite le misure riguardanti il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del Coronavirus. Può contare al suo interno su numeri di tutto rispetto: sono 110 le aziende associate, per un fatturato aggregato di oltre 2 miliardi e mezzo, 4.000 unità occupazionali e più di un milione di contatori forniti di gas ed elettricità.
Dottor Vitale, cosa vi ha spinto a dar vita a questa nuova realtà?
“Poco dopo l’adozione delle misure di lockdown in Italia, è nata una chat con diversi operatori per confrontarci sulle grandi difficoltà alle quali andavamo incontro, nel silenzio del Governo, che non ci ha tenuto in considerazione, né in quel momento iniziale né nei decreti successivi. Quello che era nato come un momento di sfogo informale, vista la partecipazione sempre più massiccia di operatori, è poi diventato il primo passo dell’associazione e abbiamo quindi deciso di costituire A.R.T.E.”.
Quali sono stati gli effetti subiti dalle aziende associate a seguito del periodo di emergenza Covid-19?
“Le nostre aziende stanno affrontando una drammatica riduzione dei volumi d’affari. Le aziende alle quali forniamo il servizio sono rimaste chiuse quasi due mesi e, se non hanno consumato energia, significa anche che noi non abbiamo venduto, il che si traduce in minori ricavi. Un’ulteriore riduzione è poi legata al crollo del prezzo dell’energia elettrica, diminuito più del 50%. Condizione che purtroppo contribuisce a far aumentare i nostri crediti a fronte dei pagamenti ai fornitori che ovviamente dobbiamo onorare, nonostante le difficoltà”.
Nei primi giorni successivi al lockdown, c’è stata un po’ di confusione sulla questione delle bollette di energia. Cosa è successo?
“Far uscire sulla stampa notizie confuse e contraddittorie sulla possibilità di non pagare le bollette di luce e gas ha creato un danno incalcolabile. Si è innescato un meccanismo psicologico tremendo: oltre al caos e alla confusione che si possono immaginare, è stata avallata mediaticamente una colossale bugia, di cui paghiamo ancora gli effetti”.
In che modo?
“Va considerato che, mentre si faceva credere alle persone e alle aziende, che le bollette di luce e gas forse non andavano pagate a causa della serrata, i nostri fornitori, naturalmente, ci hanno richiesto regolarmente di pagare. Solo per fare l’esempio di Enega, posso dire che abbiamo 5.500 partite iva a cui forniamo energia. Oggi, contiamo le macerie: molte attività infatti hanno chiuso senza aver saldato le fatture. Per le altre aziende, siamo costretti a far partire piani di rateizzazione impegnando la nostra liquidità, visto che non abbiamo avuto alcun tipo di contributo dal Governo nazionale. Non è solo la nostra situazione, ma quella di molte aziende del settore”.
Quali contromosse avete preso anche in relazione alle azioni di Governo e autorità?
“Poco dopo esserci costituiti come associazione, abbiamo scritto a tutti: Ministero dell’Economia e Finanze, Ministero dello Sviluppo economico, Arera, AgCom. Insomma abbiamo cercato l’interlocuzione con tutti quegli enti che in qualche maniera impattano sulla nostra attività. Abbiamo cercato di far capire che determinate comunicazioni stavano creando un grande problema al settore, oltre a diffondere notizie infondate. In particolare all’Arera abbiamo posto il problema della sostenibilità aziendale e della mancanza di liquidità”.
Quali sono state le reazioni?
“Poiché siamo sostituti d’imposta incassiamo le accise per conto dello stato. Le accise sono calcolate sui consumi che avrebbero dovuto avere quest’anno i nostri clienti. A causa del lockdown ovviamente questi consumi non ci sono stati, quindi abbiamo chiesto e ottenuto dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli la riduzione del 10% dell’accise. Inoltre, l’Arera ha chiesto ai distributori per i mesi di marzo e aprile di non richiedere ai clienti, cioè alle nostre aziende, l’importo complessivo del costo di distribuzione, il cui saldo viene solo spostato, presumibilmente ai mesi di settembre o ottobre”.
Cosa c’è prossimamente nell’agenda di A.R.T.E.?
“Puntiamo a un’interlocuzione sempre più efficace con i referenti istituzionali in materia. Anche grazie ai nostri organi rappresentativi, tra i quali il portavoce, Diego Pellegrino, abbiamo avviato un dialogo proficuo con il mondo della politica e i diversi responsabili del settore energia. Inoltre, l’Arera ha iniziato a convocare la nostra associazione ai tavoli di lavoro prima di emanare le delibere, per avere contezza anche della nostra posizione. E’ un risultato positivo, ma non ci fermiamo qui”.
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