E’ un rapporto dell’Onu a lanciare l’allarme. La produzione di combustibili fossili pianificata dai governi del mondo “supera ampiamente” le condizioni necessarie per mantenere l’aumento del riscaldamento globale entro il limite di 1,5 gradi centigradi ed evitare l’impatto devastante della crisi climatica.
Nonostante molti paesi promettano e si impegnino in dichiarazioni pubbliche – si legge nel rapporto -, non sembrano ancora esistere veri e propri piani per ridurre la produzione di combustibili fossili. Il divario tra l’estrazione pianificata di carbone, petrolio e gas e i limiti di sicurezza rimane grande come nel 2019, quando l’Onu ha posto pubblicamente per la prima volta la questione a livello globale.
Il rapporto, prodotto dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) e da un team aggiunto di ricercatori, ha scoperto che la produzione globale di petrolio e gas è sulla buona strada per aumentare nei prossimi due decenni, con la produzione di carbone che dovrebbe diminuire solo leggermente. Uno scenario che contribuirà a generare il doppio della produzione di combustibili fossili nel 2030, determinando un possibile superamento del limite di 1,5 gradi.
Un’analisi dettagliata delle 15 principali nazioni produttrici di combustibili fossili ha rilevato che Stati Uniti, Canada, Australia, Arabia Saudita e Cina prevedono aumenti di petrolio e gas, mentre India e Russia intendono aumentare la produzione di carbone. Solo Regno Unito e Indonesia prevedono un calo della produzione di petrolio e gas.
“Il rapporto è chiaro: la produzione globale di carbone, petrolio e gas deve iniziare a diminuire immediatamente e rapidamente per essere coerente con il limite del riscaldamento a 1,5 gradi centigradi”, ha affermato Ploy Achakulwisut, dello Stockholm Environment Institute (SEI) e autore principale dello studio. “Tuttavia, i governi continuano a pianificare e sostenere livelli di produzione di combustibili fossili che sono di gran lunga superiori a quello che possiamo bruciare in sicurezza”.
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