Il mese di giugno 2016 ha fatto registrare un dato storico e significativo per il nostro Paese: la produzione mensile di energia elettrica è stata coperta, a livello nazionale, per oltre la metà del fabbisogno, il 50,5%, da fonti di energia rinnovabile. Un dato simile non si registrava dagli anni sessanta, quando la principale fonte di energia alternativa era rappresentata dall’idroelettrico e la produzione di energia elettrica sul nostro territorio era però a un terzo di quella attuale.

Nella prima metà dello scorso anno l’idroelettrico ha rappresentato il 30% della produzione rinnovabile, confermando il suo ruolo di leadership nel settore, seguita dal fotovoltaico con il 21%, l’eolico al 19%, le biomasse al 16% e infine la geotermia al 5%. Questi dati sono probabilmente l’espressione della politica d’incentivi economici concessi negli ultimi anni a chiunque abbia deciso di abbracciare la produzione alternativa di energia. Rispetto al 2000, la produzione elettrica da fonti rinnovabili è aumentata del 137% spingendo l’Italia a toccare una media del 32,8% di energia prodotta con fonti alternative. Il nostro Paese ha così raggiunto l’obiettivo europeo (20%), fissato al 2020, con largo anticipo.

Nonostante tutto però, restiamo indietro rispetto a paesi come la Norvegia che riesce a soddisfare con l’energia alternativa il 110% del proprio fabbisogno, l’Islanda il 97% e l’Austria il 70%. Paesi si con una popolazione di gran lunga inferiore alla Nostra e di conseguenza con un bisogno più basso, ma che comunque rappresentano un modello da seguire.