Produzione e utilizzo di combustibili fossili e nuovi modelli energetici. Un rapporto complicato e un equilibrio non semplice da trovare, in vista degli obiettivi di transizione ecologica ed energetica. Secondo la valutazione annuale dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), finanziata dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e ripresa dal Financial Times, la domanda di combustibili fossili deve diminuire di un quarto entro la fine di questo decennio se i governi vogliono limitare l’aumento del riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi rispetto all’epoca preindustriale.
Sì all’energia green, stop progressivo a combustibili
Carbone, petrolio e gas naturale dovranno essere tutti sostituiti da energia pulita a un ritmo rapido, per mantenere il mondo sulla buona strada in vista dell’obiettivo di riduzione a zero delle emissioni di gas serra entro il 2050. L’Aie ha avvertito che le forniture di energia pulita devono espandersi in linea con il calo dell’offerta di combustibili fossili, per evitare carenze energetiche e aumenti dei prezzi.
“Se il calo degli investimenti in combustibili fossili in questo scenario dovesse precedere l’espansione dell’energia pulita, si avrebbero prezzi elevati prolungati”, si legge sulla valutazione, che sottolinea come una transizione “ordinata” è “lungi dall’essere garantita”. Le proiezioni dell’agenzia arrivano in un momento di crescenti tensioni con i produttori di petrolio in vista dei colloqui sul clima nel corso della prossima Conferenza delle Nazioni Unite (COP28) sui cambiamenti climatici che si terrà negli Emirati Arabi Uniti nel 2023.
Il presidente designato della COP28, Sultan Al Jaber, ha invitato pubblicamente l’industria del petrolio e del gas a mobilitarsi attorno ad ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione, per accelerare la transizione energetica e non andare oltre l’aumento di 1,5°C di riscaldamento globale in vista del 2030. In merito alla portata della sfida climatica, Al Jaber ha spiegato che “il mondo deve ridurre le emissioni di almeno il 43% nei prossimi 7 anni. Questa è la nostra stella polare. Si tratta semplicemente di rispettare la scienza. E dobbiamo farlo garantendo il fabbisogno energetico della crescente popolazione del pianeta”.
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