La produzione e distribuzione di energia elettrica, oltre ad essere una questione strategica per qualsiasi paese, è un settore dell’economia di elevata complessità.

La ragione di tale complessità, specialmente per l’Europa e l’Italia, risiede nel mix variabile di fonti che soddisfano i nostri fabbisogni energetici e nell’alto livello di interdipendenza da altri paesi e aree geografiche.

In questo sistema articolato, non sempre viene reso esplicito il ruolo dell’energia nucleare. Attualmente si parla molto frequentemente delle fonti di energia rinnovabili e tutto il dibattito sembra essere concentrato sugli importanti aspetti economici e ambientali che le riguardano.

Di fatto, sia l’Europa nel suo insieme sia l’Italia hanno ancora un legame forte con le questioni legate all’energia nucleare.

Innanzitutto il nostro paese, nonostante abbia chiuso la strada alla produzione di energia nucleare con un referendum circa trent’anni fa, è ancora alle prese con lo smantellamento dei suoi vecchi impianti.

Il tema è di rilevanza poichè fino al 2035, termine fissato per la fine del processo di smantellamento delle centrali, sono previsti investimenti in questa attività pari a 6,8 miliardi di euro. Le suddette attività di dismissione e smaltimento hanno oltretutto il merito di compensare la perdita economica delle attività delle centrali sui territori in questione e di aver sviluppato un know how spendibile anche all’estero.

Il motivo più importante per cui il nucleare non è uscito di scena come questione strategica è che l’Europa e anche l’Italia dipendono per il loro approvvigionamento energetico dalla fonte nucleare.

L’Unione Europea detiene il primato mondiale come il più grande importatore di energia, approvvigionandosi per circa il 50% dell’energia che consuma da altre aree del pianeta.

Anche l’Italia ha un ruolo centrale nei rapporti di interdipendenza internazionale che riguardano l’approvvigionamento di energia. In particolare, il nostro paese è il più grande importatore di energia elettrica al mondo con il 15% acquistato all’estero. Di questa quota, la maggioranza proviene dal nucleare francese.

Il bilancio che emerge è il seguente: gli impianti nucleari contribuiscono a produrre circa un terzo dell’elettricità e circa un settimo dell’intera energia consumata nell’Unione europea.

Questo sintetico bilancio serve a sottolineare che la partita legata al nucleare è ancora molto complessa e articolata, un’esclusiva attenzione alle pur importanti fonti rinnovabili non potrà farci raggiungere gli obiettivi di indipendenza energetica europea a cui aspiravano i padri fondatori.

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