Il Mediterraneo è da sempre la porta dell’Europa, lungo le sue coste, si sviluppano commerci e attività imprenditoriali.

Anche nel campo dell’energia il Mediterraneo è strategico e l’Unione Europea ha il compito continuo di definire, sostenere o consolidare quanto già sta accadendo in questi paesi.

Lo studio dell’istituto di ricerca I-Com, The Mediterranean Gateway to the Energy Union, presentato recentemente a Bruxelles, analizza le strategie future dell’Unione Europea, focalizzandosi sugli obiettivi di cooperazione possibili tra i paesi del Mediterraneo.

Gli scenari che si delineano per il futuro sono chiaramente legati principalmente a due aspetti: le risorse energetiche disponibili e il livello dei consumi energetici attuali e futuri dei diversi paesi.

Il punto di partenza è che i paesi del Sud del Mediterraneo hanno attualmente un PIL più basso e consumano meno energia dei paesi europei. Le trasformazioni in corso porteranno nuove condizioni strutturali, generando nuovi equilibri. Il Sud ha infatti un tasso di crescita della popolazione più alto.

Secondo lo studio effettuato da I-Com, ipotizzando nel 2030 lo stesso consumo procapite di energia elettrica, ci sarebbe una crescita della domanda del 300% e la capacità installata aumenterebbe fino a 450 GW nelle regioni del Sud.

Anche il consumo interno di gas aumenterebbe, modificando, come già accade in Egitto attualmente, le capacità di esportazione dei paesi produttori.

Il bilanciamento futuro richiede dunque una trasformazione delle relazioni energetiche tra i paesi del Mediterraneo e il miglioramento delle interconnessioni tra le diverse aree. In questo processo la UE dovrà giocare un ruolo da protagonista.

Infatti, lo sviluppo delle reti nell’area del Mediterraneo potrebbe essere influenzato da fattori politici e finanziari incerti,  superabili solo grazie all’armonizzazione della regolamentazione del mercato europeo dell’energia e da una sempre maggiore cooperazione tra gli stati membri. Questa è l’unica strada per attrarre investimenti e sviluppare le infrastrutture in un mercato aperto dell’energia.

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